Questa mattina ho trovato nella casella di posta elettronica una mail in francese che mi invitava a presentare un curriculum per andare a lavorare nel Québec.
Che ci ho sorriso perchè sono circa vent’anni che penso di emigrare da questa terra dove non esiste nè Stato nè Popolo. Ma alla mia età ricominciare dall’altra parte del mondo comporterebbe energie e salute che non ho più…
Così continuo a macerarmi e a chiedermi come sia possibile questo sfacelo, ma la risposta non arriva mai. La scorsa settimana il film Reality di Garrone mi ha come aperto uno spiraglio in questo muro di perchè.
Un film meraviglioso e comovente. In una Napoli decadente, abbandonata e dimenticata, meravigliosa nei sui particolari e nella sua luce, una famiglia semplice e e ai limiti dell’onestà viene travolta dal sogno del protagonista che si illude di poter partecipare al “Grande Fratello”. Perderà tutto e…
E’ stato come spalancare la finestra sull’abisso della mente di coloro che in Italia per 20anni di B. e per 30anni di TV generalista hanno finito per pensare che i sogni e le illusioni si possono realizzare se… se ti affidi a… l’amico che ti aiuta, se corrompi, se ti affidi al potente di turno. Non sono tanto i soldi, la ricchezza, ma esserci, diventare importante, famoso, essere “amato”.
Perchè è di questo che è fatto l’uomo, “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” dice Shakespeare.
Gli italiani lo hanno nel loro DNA, da Augusto imperatore in poi…
Dai loro qualcosa su cui fermare l’attenzione, che sia un pallone o un telefonino e finiranno per pensare che sono felici. Dai loro un sogno, che sia quello di partecipare e di essere “amati”, e istericamente si riuniranno in oceani di cori e canti. Francesco docet.
Sono disposti per questo a rinunciare anche ai loro diritti, alla libertà di scegliere. Infantili? Infantili.
Quando i sogni non si realizzano (non si possono realizzare senza superare le difficoltà), allora si arrabbiano. Si sentono traditi, indifesi, si sentono impotenti.
Il passo successivo alla rabbia è prendersela con il potente di turno. Uno a caso, oppure uno che qualcuno ti addita (“dagli all’untore” di manzoniana memoria). Responsabilità personale zero.
Così abbiamo vissuto in questi anni: in balia di una maggioranza che come pecore erano soddisfatte dell’erba e dell’acqua e di essere munte due volte al dì, che si affidavano al pastore che gli indicava il pascolo. Avoglia a dirgli “guarda che..”
Poi si è scoperto che il pastore si vendeva gli agnelli di nascosto, che uccideva le pecore più deboli e queste si sono arrabbiate.
E’ solo allora che è arrivato un Grillo parlante. Uno capace di dar voce alle loro frustrazioni, alle loro rabbie, alle loro delusioni.
Si sono sentite diverse e migliori, ma hanno finito per restare intrappolate da un nuovo “capobranco”.
Ecco gli italiani sono così. Per metà sognatori infantili, che quando si svegliano si arrabbiano, l’altra metà, con tristezza deve sempre essere responsabile e tentare di far ragionare almeno il capofila…
A loro, a noi, non è permesso di sognare. Ma solo di agire con responsabilità. A volte la responsabilità e i sogni si alleano e allora c’è la Rivoluzione.
In questi giorni in cui “il pifferaio magico” sta perdendo il suo fascino illusorio, è facile dare la colpa solo a lui. Si ha ragione il giornalista che ieri in TV diceva: Berlusconi è finito ma non è finito il berlusconismo.