Nel fine settimana trascorso a Roma ho incontrato un nuovo tipo di homo .
Pranzo famigliare annuale e lui un invitato, seduto vicino a me, improvvisamente innescato da chissà quale mia riflessione, ha cominciato a raccontare il suo passatempo preferito. Io l’ho ascoltato all’inizio incredula, credendo mi stesse prendendo in giro, ma avuta conferma dalla consorte, mi sono ritrovata a stupirmi, e più continuava il suo orgoglioso narrare e più spalancavo la bocca dalla sorpresa, incantata come una bambina a cui raccontano favole meravigliose. Lui vive a Roma, è l’abitante “nuovo”, (romano da mille generazioni) di una megalopoli impazzita dove ha riscoperto luoghi e frutti diversi (non è una metafora, proprio frutti frutti) raccogliendo qui e lì, nelle ville di Roma, lungo il Tevere, nelle zone dimenticate dagli sguardi frettolosi , frutti succosi della mia infanzia e piante dimenticate nelle parole delle nonne.
Dunque Giancarlo, così si chiama questa sorpresa d’uomo, quasi tutti i giorni, parte dalla Magliana (per chi non è di Roma preciso che non è proprio una zona d’elite) con la sua bicicletta modificata e adattata di cestino e si fa sui 35 km al giorno per andare a raccogliere ciò che Roma offre. A Villa Celimontana, per esempio prende un frutto tropicale che si chiama feijoa… polpa morbida e succosa (“ma le marmellate non si possono fare co questi” avverte). Secondo la stagione passa da Villa Celimontana a Villa Pamphili per i gelsi, (“ce stanno quelli bianchi e pure quelli neri… me porto una cassetta der gelato, che senno se sfragneno tutti”). Passando da Via de Grotta Perfetta arriva fino all’Appia Antica per raccogliere i fiori e le foglie di borragine (“che so’ meijo dei fiori de zucca eh! Co’le alici e la mozzarella”. O la cicoria, la malva.
In inverno invece al Pincio ci sono i cachi… proprio i cachi. (“Li raccolgo maturi, ma pure quelli verdi che basta metteli vicino alle mele…”), Su al Gianicolo ci sono i capperi. In via di Vigna Murata adesso ci sono le susine, dolci, piccole e dolci.
“Giarda che poi lì nelle ville nun c’è l’inquinamento, lì le macchine nun ce passano. E pure lungo il Tevere, sotto, dove hanno fatto il pedonale… Scendo a Ponte Marconi e vado avanti fino a dove so’ nato… a Trastevere”.
Ho riscoperto la mia città attraverso gli occhi di chi sa guardare oltre il visibile ai più.
“So sempre tutti de corsa…”
Giancarlo invece ogni giorno con la sua bicicletta, scruta alberi e prati, segue l’evolversi delle stagioni e attende che la natura sia pronta. Come facevano gli uomini di mille anni fa… duemila anni fa… tremila anni… e…
Poi sono stata anche al Maxxi ..