Quando ero ragazzina sognavo di fare l’hostess e girare il mondo. Mi vedevo con la divisa dell’Alitalia parlare cinque sei lingue, scendere all’aeroporto con il trolley e sposare un comandante d’aereo. Un attacco artistico da liceo mi vedeva prima grande artista che vendeva i suoi quadri a milioni (allora milioni di lire ), poi scrittrice e poetessa alla Emily Dickinson tanto da vincere il Nobel…
Poi mi sono sposata giovanissima, e…. sono cominciate le rinunce.
Che rinunciare poi è scegliere. Scegli di passare per una porta e si chiudono le altre.
Sposarsi vuol dire rinunciare a spendere fino all’ultimo centesimo per un paio di scarpe, per esempio. Ma come diceva mia nonna… non si può avere la botte piena e la moglie ‘mbriaca .
Poi ho scelto di diventare madre. E per tanti anni la mattina non ho più dormito fino alle dieci la domenica.
Ora dopo tanti anni sono consapevole che:
1) non farò la hostess e nemmeno la pittrice (forse la scrittrice…)
2) non avrò mai un figlio maschio, ma spero che mia figlia prima o poi la smetta di cambiare ragazzo e mi porti a casa il figlio che ho desiderato
3)non andrò nel Chiapas a cucinare per il SubComandante Marcos
4) non aprirò mai una enoteca/ristorante con cucina sarda/romana con dieci tavoli e le tovaglie a quadretti
5)non mi candiderò mai alle elezioni politiche/amministrative/sindacali
6) Non avrò mai la tg. 42
7) Non avrò mai una macchina decappottabile. Questione di cervicale.
L’importante è essere consapevole delle rinunce ed accettare la propria vita. E non avrò mai rimpianti.