Appoggiato su questo vento
che è girato
di scirocco e di suoni africani
mi lascio scivolare
le braccia a volo e gli occhi chiusi
senza chiedermi dove andrò
a posare.
Voglio piume leggere
e lasciarmi planare senza rumore
su domani
Appoggiato su questo vento
che è girato
di scirocco e di suoni africani
mi lascio scivolare
le braccia a volo e gli occhi chiusi
senza chiedermi dove andrò
a posare.
Voglio piume leggere
e lasciarmi planare senza rumore
su domani
Attraversare tutto il mare
cercare porti naturali
che offrano quiete
dopo tanto vento.
Andare con l’ansia
dell’inadeguatezza
issando vele di nostalgia
fuggire dalla turbinosa calma
dallo schianto del dubbio
dal freno della mente.
Perdersi
Nessuna rotta tracciata
Nessun faro e neanche una stella.
Tornare sempre qui
A naufragare tra le mie braccia
e insieme guardare il mare
che non volemmo più.
Ho passato tutto un pomeriggio a guardare un film arabo/francese. Ambientato a Marsiglia. Mica un filmetto da 90′, macchè: 243′ di un mondo che cerchiamo di far finta che non esista. Quello degli stranieri che scelgono di lasciare il loro paese per un futuro migliore. Almeno qui in Italia, cerchiamo di dimenticare che non è possibile fermare la speranza di migliorarsi, non è possibile fermare il cambiamento. Oggi in Italia è passato il decreto per la "sicurezza", perchè qui noi accoglienza zero. Noi respingiamo.
Da queste parti, fanno un cous cous che è una goduria. Fa parte di una tradizione gastronomica importata dalla Tunisia. Ho avuto la fortuna di prepararlo insieme a una vera esperta. Così come nel film, preparare il cous cous, comporta la chiacchiera, la confidenza, le risate, il pettegolezzo, ma sopratutto tanto amore. Amore di chi lo fa per chi lo dovrà mangiare. E’ un ingrediente base della ricetta. L’amore. Non si può fare il cous cous se manca l’amore perchè viene una schifezza. E’ una frase che è ripetuta anche nel film. Che è una vera delizia. Come per fare il cous cous ci vogliono tanti ingredienti, il film è l’insieme dei sentimenti e delle vicende di una generazione che vuole il riscatto. Nella trama ad un certo punto sta per succedere un ’48 perchè manca l’ingrediente principale, il cous cous, la semola. C’è il meglio dei condimenti, dei sughi, ma manca il cous cous, che nemmeno una danza del ventre può supplire. Perchè In ogni chicco c’è il senso della vita, dell’amore, dell’accoglienza, verso l’altro. Ecco noi respingiamo gente che ci ha insegnato questo.
In Sardegna c’è un antico proverbio riferito alla semola, che lavorata con l’acqua e il sale, diventa cous cous, ma viene chiamata fregua: "Mamma cojammì cka sciu fai fregua". Viene detto in senso ironico.
Non basta saper fare la fregola per essere pronte a sposarsi, così come non basta fare una legge che respinge e imprigiona i clandestini per diventare un paese sicuro..
Cultura pubblica e digitale
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Qui scriverò tutte le cose che mi verranno in mente. Quando ne avrò voglia, quando avrò tempo, quando starò - come oggi - senza voglia di fare un cappero. Lo prometto. No, anzi. Lo giuro!
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